Cala il sipario sulla 59ma Biennale d’Arte di Venezia. Dopo un’attesa di tre anni, questa edizione verrà ricordata, oltre che per l’originalità dei suoi contenuti, declinati principalmente da voci femminili del mondo dell’arte, anche per aver registrato il record di affluenza più alto di sempre. Un successo per nulla scontato, considerato che la kermesse ha dovuto fare i conti prima con la pandemia e poi con le problematiche connesse allo scoppio della guerra in Ucraina.

“È stato un viaggio molto lungo, che ci ha portato attraverso una pandemia, una guerra crudele e un senso collettivo di incertezza. Organizzare questa mostra in tali circostanze è stata una grande avventura, non priva di ostacoli e complicazioni.” così ha dichiarato la curatrice Cecilia Alemani in occasione della chiusura della mostra, ringraziando le artiste e gli artisti per aver contribuito con le loro opere ad alimentare la passione e l’entusiasmo dei visitatori. Sottolineando le difficoltà affrontate, ha poi aggiunto: “Anche se ora le cose sembrano essere tornate a una sorta di normalità, sappiamo tutti che è stato un periodo straordinario e che ci sono voluti più di due anni per arrivare a questo punto. Il fatto che questa esposizione sia stata aperta puntualmente ad aprile ha del miracoloso”.

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